Alluminio, ferro, acciaio, plastiche sono materiali che per la loro produzione richiedono enormi energie dalle forti emissioni nocive in atmosfera che si sommano ai danni ambientali causati dall’estrazione minerale e dai cicli di verniciatura realizzati con l’ausilio di solventi sintetici e componenti tossici. Sono a conoscenza di tutti anche i problemi di salute legati all’uso di materiali compositi e la costante e difficile battaglia degli enti di sorveglianza contro le importazioni di materiali tossici e pericolosi più disparati, (esempio, dalla Cina) purtroppo spesso destinati ai bambini come giocattoli ed anche giochi per parco. Tutto questo viene sottolineato quotidianamente dai mezzi di informazione.
L’emissione di CO2 in grandi quantità a livello mondiale rappresenta uno dei più urgenti problemi ambientali. L’innalzamento della concentrazione di Anidride Carbonica nell’atmosfera terrestre é uno dei fattori fondamentali che rafforza l’effetto serra. Ciò porta a lungo termine ad un riscaldamento generalizzato della terra e a mutamenti climatici, purtroppo già in atto.
Il legno, in rapporto a questa problematica, ha un comportamento nettamente più favorevole rispetto agli altri materiali da costruzione. L’albero durante la sua crescita accumula CO2 dall‘aria. Il carbonio (C) è utilizzato per la costruzione di sostanze organiche, l’ossigeno (O2) viene rilasciato nell’ambiente. Un abete alto 25 metri libera quotidianamente una quantità di ossigeno necessaria alla respirazione di quattro uomini. Anch’esso nel suo ciclo vitale, più invecchia, più lentamente cresce. Con gli anni assorbe anche sempre meno CO2.
Se un albero maturo non venisse abbattuto, con il tempo deperirebbe e marcirebbe rilasciando in atmosfera, nel processo di marcescenza, lo stesso quantitativo di CO2 incamerato durante il suo ciclo di vita.
Se invece l’albero viene sostituito da nuove piante (secondo i piani stabiliti della Gestione Forestale PEFC – FSC) ed utilizzato per elaborare prodotti in legno, il carbonio rimane immagazzinato in un deposito in cui rimane per decenni, forse addirittura per secoli. Ogni elemento in legno è un “serbatoio” di stoccaggio di CO2. Se prodotti in legno escono dal ciclo di utilizzo, possono essere riutilizzati a scopo energetico (per esempio biomasse), o venir decomposti come prodotti iniziali. In entrambi i casi viene liberata la stessa quantità di CO2 che l’albero ha precedentemente prelevato dall‘atmosfera, il ciclo si chiude così “alla pari”, senza danni per l’ambiente.
Produttori di elementi in legno più sensibili e rispettosi dell’ambiente, si sono dotati di appositi impianti per la generazione di energia derivante dagli scarti della lavorazione del legno e dal suo recupero a fine vita: le centrali termiche a biomassa legnosa. L’energia così prodotta viene utilizzata nei cicli produttivi innescando un ciclo energetico eco-sostenibile e capace di annullare l’innalzamento delle emissioni. Naturalmente questo ciclo di “energia pulita” si ottiene esclusivamente utilizzando il legno, mentre non è possibile con gli altri materiali da costruzione, in particolare acciaio, alluminio, plastiche il cui riciclo e processo di trasformazione e di recupero necessita di enormi energie che a sua volta producono nuove emissioni in atmosfera.
Il taglio di selezione degli alberi, indicato dai piani di gestione forestale PEFC – FSC, prevede il taglio delle sole piante mature per lasciare il posto alla crescita dei nuovi alberi per il rinnovamento delle foreste e per aumentare la produzione di ossigeno per il pianeta.